la macchia mediterranea
Territorio e
Monte Conero
Monte Conero
Il rilievo del Monte Conero, con i suoi 572 m di altitudine, rappresenta la cima più elevata dell’area costiera marchigiana. Vi affiorano infatti le rocce più resistenti all’erosione marina come i calcari, intervallati da versanti più dolci modellati nei terreni a composizione prevalentemente marnoso-argillosa, che formando insenature e incisioni lineari, creano la forma di questo promontorio del tutto originale che si affaccia sull’Adriatico, come a protendere lo sguardo verso l’Oriente, alla ricerca di suoni e sapori mediterranei. Prende il nome dall’antico greco Komaros, corbezzolo, arbusto che cresce in abbondanza lungo le sue pendici.
La sua sagoma ricorda il dorso di una balena che nuota verso l’Adriatico con il versante est che scende ripido verso il mare mentre quello occidentale digrada dolcemente verso la valle del fiume Aspio, unico fiume delle Marche che scorre da Nord verso Sud invece che da ovest verso est.
Nei 6000 ettari del Parco Naturale del Conero crescono circa 1000 specie botaniche di appartenenza prevalentemente mediterranea: nelle falesie costiere si trovano il ginepro rosso (Juniperus oxycedrus), l’euforbia aroborescente (Euphorbia dendroides) e l’euforbia adriatica (Euphorbia characias subsp. wulfenii), la canna ellenica (Arundo pliniana) mentre nella zona boschiva del promontorio, domina il leccio (Quercus ilex), che rappresenta la vegetazione originaria del Conero, assieme al corbezzolo, alaterno, laurotino, fillirea (Phyllirea media), orniello e caprifolgio mediterraneo. Il pino d’Aleppo rappresenta invece l’opera di rimboschimento iniziata nei primi del novecento.
Dal punto di vista geologico la serie stratigrafica del Conero corrisponde a quella dell’Appennino umbro-marchigiano: il nucleo centrale del promontorio è costituito da una successione di formazioni carbonatiche che vanno dal Cretaceo (Maiolica, Marne a Fucoidi e Scaglia Bianca), all’Eocene (Scaglia Rossa, ivi compreso il livello guida Marchesini, calcarenitico), a cui fanno seguito le formazioni calcareo-marnose e marnose dell’Oligocene (Scaglia Cinerea), del Miocene (Bisciaro e Schlier) e le litologie marnoso-arenacee e argillose più recenti del Pliocene inferiore/medio e del Pleistocene inferiore. Al di sopra di questi litotipi sono evidenti estese coperture detritiche, alluvionali ed eluvio-colluviali quaternarie.
un faro sempre acceso
Il territorio dell’anima
L’intero areale del Conero presenta dunque una concentrazione di calcare e marne assolutamente uniche in tutto il territorio regionale e la sua roccia bianca, che veniva estratta in passato dalle sue cave, è stata utilizzata in numerose costruzioni e monumenti di Ancona per la sua bellezza e luminosità, molto simili alla pietra d’Istria. In questo panorama geologico è facile capire come la vite riesca a esprimere, attraverso i vini, una profondità ed una personalità del tutto originali.
L’areale del Conero risulta frequentato fin dalla sua antichità per la sua posizione privilegiata, per la generosa vegetazione e per l’abbondanza d’acqua; chiamato il ‘Monte d’Ancona‘ o ‘montagna retonda‘ per i suoi facili e sicuri approdi, è stato da sempre meta di marinai e corsari,
che hanno sempre influenzato lo stretto rapporto del popolo anconetano con il mare. Fondata dai Greci, da cui il nome Ankon (gomito), la città di Ancona è la porta d’Oriente italiana. Affacciata sul mare Adriatico, è una città d’arte con un centro storico ricco di monumenti e luoghi segreti, una storia millenaria e una tradizione culinaria legata al mare. Il porto d’Ancona è un importante collegamento con i paesi d’Oriente, rafforzato ancor più dai rapporti di scambio nella macro regione Adriatico-Ionica e iniziative culturali che ogni anno si rinnovano come il festival Adriatico Mediterraneo http://www.adriaticomediterraneo.eu/
Vogliamo dare una forma liquida al nostro territorio, cerchiamo il vino come elemento di unione fra i popoli, vogliamo mantenere le radici e confonderci con le altre culture. Ci sentiamo parte di un territorio di mare, di sole, di macchia mediterranea, e pensiamo che questa sia la nostra ricchezza. L’agricoltura che pianta le sue radici nella storia del suo popolo e nelle tradizioni, un’agricoltura coerente. Il Monte Conero è un faro sempre acceso. È parte di noi. È il territorio dei ricordi, è il territorio dell’anima.